Da qualche tempo vengo tormentato da uno stato d’animo confuso, con una buona dose di meraviglia mi ritrovo freddo e distaccato verso esperienze di vario genere.
Escludendo la volontà di far polemica, prendo spunto dall’immediato passato per esporre questo mio sentimento.
Sabato 17 maggio 2008: Papa Benedetto XVI a Savona.
Il cielo scuro ed una pioggia intermittente mi rendono perplesso, la possibilità di scegliere la diretta Tv rispetto al “live” è tentatrice per lunghi momenti.Vinco però l’esitazione e sfido il meteo a cavallo del mio scooter.
Il primo appuntamento con la Papamobile viene mancato, pochi varchi tra gli ombrelli durante la messa mi spingono verso un terzo bagno di folla.
Il Pontefice passa a pochi metri, il campo visivo è buono ma qualcosa non funziona.
Non sono le sfumature di sentimenti avversi a questa visita, quello che non va è dentro di me.Religiosità a parte, un Papa in città (dopo 200 anni) è “Storia”.
Ed allora comincio a riflettere…
Dove sono finiti quei brividi e quel batticuore di qualche anno fa?
Non sono mai stato un tipo da lacrime e da gesti eclatanti, persino freddo all’apparenza, ma certe "vibrazioni” mi hanno sempre accompagnato in momenti “importanti”.Da una semplice Milano-Sanremo ad un parente che non c’è più.Fino al momento in cui ho dovuto “caricare” il pensiero per far uscire un po’ di adrenalina.
Poi quasi nulla.
Ma soprattutto: perché trovo sempre più riscontro nelle persone che mi circondano? Una solidarietà che fa riflettere.
Noi, “uomini duri” del 2000 che guardiamo tutto con distacco, che ci costruiamo un’armatura emotiva per difesa, che ci “anestetizziamo” inconsapevolmente per reggere agli urti della vita.
Noi, umanamente insicuri ma terrorizzati dal fatto che il prossimo possa fiutare la nostra debolezza per mettercelo “in quel posto”.
Noi, timidi nell’esporre sia rabbia che entusiasmo, con la paura che qualcuno ci possa rovinare “il momento” con una sua battuta.
Nascite, matrimoni, decessi, amori, malattie, eventi mediatici, passioni, fortune ed inconvenienti vari affrontati sempre “a basso profilo”, controllando sia gioie che dolori.
Forse ho esagerato, o forse questa metamorfosi è indispensabile e non così brutta come l’ho dipinta.
Ma era così bello sentire quel freddo e quei battiti accelerati.
Escludendo la volontà di far polemica, prendo spunto dall’immediato passato per esporre questo mio sentimento.
Sabato 17 maggio 2008: Papa Benedetto XVI a Savona.
Il cielo scuro ed una pioggia intermittente mi rendono perplesso, la possibilità di scegliere la diretta Tv rispetto al “live” è tentatrice per lunghi momenti.Vinco però l’esitazione e sfido il meteo a cavallo del mio scooter.
Il primo appuntamento con la Papamobile viene mancato, pochi varchi tra gli ombrelli durante la messa mi spingono verso un terzo bagno di folla.
Il Pontefice passa a pochi metri, il campo visivo è buono ma qualcosa non funziona.
Non sono le sfumature di sentimenti avversi a questa visita, quello che non va è dentro di me.Religiosità a parte, un Papa in città (dopo 200 anni) è “Storia”.
Ed allora comincio a riflettere…
Dove sono finiti quei brividi e quel batticuore di qualche anno fa?
Non sono mai stato un tipo da lacrime e da gesti eclatanti, persino freddo all’apparenza, ma certe "vibrazioni” mi hanno sempre accompagnato in momenti “importanti”.Da una semplice Milano-Sanremo ad un parente che non c’è più.Fino al momento in cui ho dovuto “caricare” il pensiero per far uscire un po’ di adrenalina.
Poi quasi nulla.
Ma soprattutto: perché trovo sempre più riscontro nelle persone che mi circondano? Una solidarietà che fa riflettere.
Noi, “uomini duri” del 2000 che guardiamo tutto con distacco, che ci costruiamo un’armatura emotiva per difesa, che ci “anestetizziamo” inconsapevolmente per reggere agli urti della vita.
Noi, umanamente insicuri ma terrorizzati dal fatto che il prossimo possa fiutare la nostra debolezza per mettercelo “in quel posto”.
Noi, timidi nell’esporre sia rabbia che entusiasmo, con la paura che qualcuno ci possa rovinare “il momento” con una sua battuta.
Nascite, matrimoni, decessi, amori, malattie, eventi mediatici, passioni, fortune ed inconvenienti vari affrontati sempre “a basso profilo”, controllando sia gioie che dolori.
Forse ho esagerato, o forse questa metamorfosi è indispensabile e non così brutta come l’ho dipinta.
Ma era così bello sentire quel freddo e quei battiti accelerati.
Per fortuna ogni tanto riaffiorano ancora.